Sangue occulto nelle feci e Calprotectina fecale.

Il programma di prevenzione del carcinoma del colon retto dei Governi dei principali Paesi occidentali prevede l’esame a campione di sangue occulto fecale. Esso consiste nel ricercare, su di un campione di feci, tracce di sangue, non visibili ad occhio nudo.

Ricerca microscopio

Esame delle feci

La ricerca della calprotectina fecale, che non rientra nel programma di screening, è un dato aggiuntivo, che può indicare la presenza di un tumore o di uno stato infiammatorio delle mucose intestinali, come avviene ad esempio nella colite ulcerativa e nel morbo di Crohn.

Ricerca calprotectina fecale

Dosaggio della calprotectina fecale

La calprotectina è una proteina presente nei granulociti neutrofili, nei monociti e nei macrofagi attivati, che sono le cellule difensive del nostro organismo, che arrivano dal sangue, per proteggerlo quando c’è un’infezione.

Uno studio multicentrico italiano, pubblicato sulla rivista medica European Journal of Gastroenterology and Hepatology, ha recentemente evidenziato come la sola ricerca del sangue occulto fecale non sia sufficiente per effettuare una corretta diagnosi, in quanto questo esame dà numerosi casi di falsi positivi, ovvero soggetti che, nel successivo esame di colonscopia, non presentano lesioni precancerose o neoplasie. Prima di procedere alla colonscopia, gli studiosi del multicentrico italiano, hanno valutato l’utilità di altri marcatori fecali, tra cui la piruvato-chinasi di tipo 2 (calprotectina).

La sua determinazione nelle feci può essere utilizzata come marcatore tumorale, perché è una proteina prodotta anche nelle cellule tumorali coliche, oltre che nelle cellule infiammatorie nel lume intestinale.

Lume intestinale

L’aumento della calprotectina fecale indica infiammazione o neoplasia 

Lo studio ha coinvolto tre centri gastroenterologici italiani e a 280 Pazienti, di età compresa tra 50 ed 80 anni, è stato fatto il test della calprotectina e del sangue occulto, con un solo campione di feci. I risultati sono stati promettenti ed affermano che la combinazione dei 2 marcatori fecali (Calprotectina e Sangue occulto) consente di diagnosticare con maggiore attendibilità la presenza del tumore del colon retto, mentre il rischio sarebbe inferiore quando entrambi i risultati dei test sono negativi.

Valori elevati di calprotectina fecale si riscontrano soprattutto nelle malattie infiammatorie intestinali (Morbo di Crohn, rettocolite ulcerosa), ma livelli aumentati vengono riscontrati anche nelle patologie peptiche, nelle enterocoliti infettive, nelle diverticoliti, durante il trattamento con alcuni farmaci.

Diverticoli

Attualmente, molte regioni d’Italia sensibilizzano la popolazione alla campagna di screening del tumore colon-rettale con i test non invasi (sangue occulto e calprotectina fecale).

La ricerca del sangue occulto nelle feci serve, come lo stesso termine indica, a diagnosticare un sanguinamento occulto, cioè un sanguinamento che c’è, ma non si vede. L’esame macroscopico delle feci, cioè ad occhio nudo, non mostra tracce di sangue, ma l’esame microscopico, con il test al guaiaco o con quello immunologico, ne evidenzia la presenza.

Il sanguinamento oscuro è quel sanguinamento, che può essere palese od occulto, del quale non si conosce l’origine.

Il sanguinamento occulto, a sua volta, può essere determinato da una causa nota o da una ignota.

Il sangue nelle feci, visibile ad occhio nudo, è quello evidente macroscopicamente, e può presentarsi di colore rosso chiaro oppure rosso scuro fino al nero piceo. Il colore dipende dalla sede del sanguinamento all’interno del tubo digerente, poiché, quando viene digerito, il colore rosso del sangue vira al rosso scuro e poi al nero.

La valutazione clinica, sempre imprescindibile, indica al Medico l’eventuale necessità di successive indagini di laboratorio o strumentali, che partiranno da quelle di base, fino ad arrivare a quelle più specialistiche.

La ricerca del sangue occulto fecale è prevalentemente un test di screening per il tumore del colon-retto, consigliabile a partire dai 45/50 anni di età, ma può essere utilizzato come metodica di indagine per altre patologie, come ad esempio le anemie da perdita ematica di causa ed origine oscura.

Questo test non ha valore per una diagnosi certa, sia in campo oncologico che clinico. Esso dà luogo a molti falsi negativi e falsi positivi. Nel primo caso, il più “grave”, si rischia di non fare diagnosi di un tumore o polipo esistente. Nel secondo caso, il Paziente sarà sottoposto a successivi controlli, che, fortunatamente, si riveleranno nella norma. È il caso frequente di sanguinamento occulto da lesioni emorroidali o gengivali.

Lo stesso può avvenire nella clinica, tanto che, per essere certi che il Paziente non abbia perdite ematiche da lesioni importanti, si ricorre agli esami endoscopici o radiologici opportuni.

Se il sanguinamento è occulto, ciò significa che la perdita è minima, spesso saltuaria e talvolta di origine difficile da scoprire. I sintomi sono sfumati o assenti e ogni tratto del tubo digerente può essere quello interessato dal gemizio ematico. Le patologie che lo causano possono essere benigne, come erosioni dell’esofago o dello stomaco, ulcere, angiodisplasie, ulcera solitaria del retto, coliti infiammatorie o infettive, morbo di Crohn, o maligne, come i tumori e il cancro.

Nello screening del carcinoma del colon retto, la ricerca del sangue occulto fecale viene utilizzata in soggetti di età superiore ai 45-50 anni, anche se l’età deve essere inferiore in caso di familiarità. Nel caso di positività del test, sarà consigliabile eseguire la colonscopia. L’utilità di quest’ultima non è solo diagnostica, ma anche terapeutica, considerando che la polipectomia endoscopica è un intervento terapeutico definitivo a tutti gli effetti.

E’ noto infatti che il tumore del colon nasce da quelle piccole escrescenze mucose, note sotto il nome di polipi. Il processo evolutivo da polipo a cancro è lento e l’intervento di resezione del polipo previene di fatto la malattia oncologica.

Anche la diagnosi precoce del cancro del colon è molto importante, perché permette la guarigione completa dopo l’operazione, mentre la sopravvivenza scende al 9% quando la malattia è nella fase di metastatizzazione.

I tumori del colon in fase iniziale e i polipi di piccole dimensioni non dànno sintomi ed è questo il motivo per il quale si accrescono indisturbati e vengono diagnosticati quando è tardi. L’unico modo per scoprirli in tempo è andare a cercarli, eseguendo la così detta prevenzione secondaria. Ciò avviene con la colonscopia. Siccome essi possono sanguinare, anche se poco ed a fasi alterne, esiste la possibilità che la ricerca del sangue occulto fecale sia positiva.

Una positività del sangue occulto fecale può anche essere dovuta ad altre cause o ad errori (sanguinamento gengivale, emorroidi, terapia marziale): questo si chiama falso positivo.

Nel caso opposto, il test è negativo, ma il tumore o i polipi sono presenti. Essi non hanno sanguinato nell’immediatezza dell’esame e ciò determina il falso negativo.

Molte altre patologie e condizioni possono rendere positiva l’indagine di sangue occulto nelle feci: dall’ulcera duodenale alle malattie infiammatorie dell’intestino, dalle varici esofagee alla diverticolite, dalle emorroidi alle fistole anali, o semplicemente la contaminazione del campione con sangue mestruale o una dieta non adeguata nei giorni precedenti.

La ricerca del sangue occulto fecale, che si effettua nei Laboratori, prevede due differenti tecniche:

1) il test al guaiaco, che rileva l’Eme, la porzione emoglobinica contenuta nei globuli rossi, è più sensibile, rispetto al test immunochimico, perché la globina, rilevata dal test immunologico, è distrutta, durante il transito intestinale, in misura maggiore di quanto non lo sia l’eme. Il test immunochimico, perciò, è più sensibile per sanguinamenti che avvengono nei tratti distali dell’intestino, ma può non rilevare sangue proveniente dalle sezioni più alte (esofago, stomaco, duodeno).

Sangue
Da JIACM 2002; 3(2):153-8 

2) Il test immuno-chimico, di ultima generazione, utilizza specifici anticorpi diretti contro la porzione proteica (globina) dell’emoglobina umana. Questi test però evidenziano soltanto la presenza di sangue occulto proveniente dal colon e dal retto, poiché la globina viene digerita durante il percorso intestinale. Perciò questo tipo di indagine immunologica viene utilizzata nei test di screening per il cancro al colon/retto e non dà indicazioni su possibili emorragie dei tratti iniziali (alti) del tubo digerente (ulcere gastriche e duodenali, varici esofagee, ecc. …).

Ricerca microscopica

In caso di sanguinamento intermittente ed occulto, come avviene nelle anemie sideropeniche, il quadro clinico è quello di astenia, dispnea e anemia ipocromica microcitica. Questo orienta verso una perdita ematica che deve essere indagata con gastroscopia e colonscopia. La ricerca del sangue occulto rimane importante poiché, in caso di negatività della gastroscopia e della colonscopia, s’imporrà lo studio del piccolo intestino, nel caso specifico con indicazione all’utilizzo della videocapsula.

Un referto di positività del sangue occulto fecale induce a ricerche più approfondite e mirate come la colonscopia o la TC-Colografia.

Secondo un importante studio epidemiologico, la ricerca di sangue occulto nelle feci ha mostrato una riduzione della mortalità pari al 33%, quando il test viene effettuato ogni anno, e del 21% quando il test viene effettuato ogni due anni.

Esso va eseguito anche in assenza di disturbi, poiché i tumori del colon, in fase iniziale, non dànno alcun sintomo particolare. Il risultato positivo non significa per forza di cose la presenza di un tumore al colon, così come al contrario un dato negativo non può tranquillizzare completamente, poichè il processo patologico può produrre sanguinamenti intermittenti.

Per la prevenzione, è opportuno rivolgersi al proprio Medico, in presenza di modificazioni delle abitudini intestinali, di sensazione di ingombro rettale persistente dopo l’evacuazione, di dolori colici di recente insorgenza.

Preparazione all’esame di ricerca del sangue occulto nelle feci.

La preparazione all’esame è differente a seconda della tecnica diagnostica utilizzata: Hemoccult o prova immunochimica.

Le tecniche tradizionali si basano sull’utilizzo del guaiaco e sfruttano il fatto che questo elemento, trattato con idrogeno-perossidasi, sviluppa un colore ben definito in presenza dell’Eme, la porzione emoglobinica, contenuta nei globuli rossi, che lega l’ossigeno. Nei giorni precedenti l’esame occorre astenersi dal consumo di carni rosse, di salumi di ogni genere, di nutrienti ricchi di vitamina C (alimenti, farmaci ed integratori), di alcolici e medicinali antinfiammatori, che potrebbero danneggiare la mucosa dello stomaco o dell’intestino, con conseguente micro-sanguinamento. Bisogna spazzolare i denti con delicatezza, per evitare emorragie gengivali, e seguire un’alimentazione il più possibile ricca di fibra alimentare.

Per garantire un corretto risultato, comunque, è importante che il Paziente rispetti le indicazioni del centro di analisi, che in genere sono le seguenti:
• usare l’apposito recipiente sterile munito di cucchiaino interno;
• mettere le feci in un recipiente tipo vaso da notte, evitando di mescolarle con le urine, con l’acqua del wc o con i suoi detergenti;
• raccogliere il campione con l’apposita spatolina in tre punti diversi delle feci, sino a riempire metà circa del recipiente, in modo da ottenere un campione il più omogeneo possibile;
• scrivere il nome sull’etichetta del sistema per la raccolta delle feci;
• portare il contenitore in laboratorio entro alcune ore, oppure, in caso di raccolta di più campioni, conservarlo in frigorifero;
• non eseguire il test di ricerca del sangue occulto nelle feci durante le mestruazioni, in presenza di emorroidi sanguinanti o quando si perde sangue con le urine;
• nel caso del test immunologico, la dieta sarà meno importante.

Raccolta feci

Spatolina per raccogliere le feci nella provetta 

Sono in commercio anche kit di autolettura per il sangue occulto fecale con il metodo immunochimico. Il test è rapido e facile da eseguire. Si prende un campione di feci e lo si mette nella provetta, a contatto con il reagente. Il risultato si ha in pochi minuti. I limiti di questo test sono i falsi positivi e i falsi negativi, dovuti alla presenza di emorroidi, ragadi, gengiviti o altre cause di gemizio ematico o al fatto che il sangue può trovarsi in modo non omogeneo nelle feci esaminate. O semplicemente perché il cancro o il polipo presenti non hanno sanguinato il giorno del prelievo di feci. Ecco perchè è consigliabile ripetere il test 2 o 3 volte, a giorni alterni, e comunque più volte durante l’anno.

Kit autolettura

Kit per test rapido del sangue occulto fecale 

Calprotectina nelle feci. Calprotectina fecale.

La concentrazione di calprotectina nelle feci aumenta in caso di malattie infiammatorie del tubo digerente.

La calprotectina è una proteina, che lega il calcio e lo zinco. È presente in tutti i distretti del corpo umano, nel citoplasma dei granulociti neutrofili. In concentrazioni inferiori, la calprotectina è presente anche nei monociti e nei macrofagi; questi globuli bianchi sono preposti a fagocitare particelle estranee penetrate nell’organismo ed i microrganismi (verso i quali sono più attivi i neutrofili). Sia i neutrofili che i macrofagi hanno la capacità di secernere mediatori chimici della risposta infiammatoria.

All’interno di queste cellule immunitarie, la calprotectina esibisce un’elevata attività batteriostatica e micostatica e contrasta la crescita di funghi e batteri.

La calprotectina è utilizzata come marker indiretto di infiammazione. I livelli di calprotectina nel plasma aumentano in caso di fenomeni infiammatori e, nelle malattie flogistiche intestinali, la concentrazione di calprotectina nelle feci si eleva nettamente rispetto alla norma. Elevati livelli di calprotectina hanno un significato predittivo migliore rispetto ad altri markers dell’infiammazione, come PCR e VES. Il dosaggio della calprotectina fecale è in grado di evidenziare stati infiammatori in stadi precoci non sufficienti a modificare i valori di VES o PCR. Nelle feci, la calprotectina è stabile fino a sette giorni a temperatura ambiente e per mesi se il materiale viene congelato a -20°C. La calprotectina fecale è indipendente da eventuali flogosi presenti in altri distretti dell’organismo, che possono provocare innalzamento di Ves e Pcr. Nella ricerca di processi flogistici intestinali, la calprotectina fecale si è dimostrata più affidabile della conta dei leucociti o del dosaggio di lattoferrina.

Processi flogistici intestinali

Calprotectina fecale elevata nella RCU 

I valori di riferimento possono variare un poco da un laboratorio all’altro, ma per l’adulto sono compresi nei seguenti limiti:
Negativo < 50 mg/Kg
Debolmente positivo > 50 – 100 mg/Kg
Positivo > 100 mg/Kg

Per eseguire il test non è richiesto il digiuno. È consigliabile non sottoporsi al dosaggio della calprotectina nelle feci durante il periodo mestruale e in caso di malattia infettiva in corso. In vista dell’esame, è opportuno sospendere la terapia con farmaci anti-infiammatori ed inibitori dell’acidità gastrica.

Valori elevati di calprotectina nelle feci si riscontrano soprattutto nelle malattie infiammatorie croniche dell’intestino (rettocolite ulcerosa, Morbo di Crohn) e nei tumori del tratto gastroenterico. La calprotectina fecale non è aumentata nei Pazienti con patologie funzionali, come la sindrome dell’intestino irritabile. Può aumentare in corso di malattie infiammatorie, acute o croniche, del tratto digerente, come malattie peptiche, esofagiti, diverticoliti ed enterocoliti infettive.

Il dosaggio di calprotectina nelle feci è un buon marcatore di recidiva nei soggetti affetti da malattie infiammatorie intestinali, perché essa aumenta nelle fasi clinicamente attive della malattia.

Esistono test rapidi per la ricerca della calprotectina fecale. Uno di questi è calprotectina card. Questo è un test rapido immunocromatografico per la determinazione solo qualitativa di calprotectina umana in campioni di feci.
La Calprotectina è una proteina citosolica neutrofila con proprietà antimicrobiche, che è presente a una maggiore concentrazione nelle feci durante l’infiammazione intestinale.
La calprotectina si mantiene stabile nelle feci fino a 7 giorni a temperatura ambiente. Essa viene rilasciata dall’attivazione dei leucociti, dando un aumento anche dei livelli nel plasma, nel liquido cerebro spinale, nel liquido sinoviale, nelle urine o feci come conseguenza della malattia nell’organo in questione. La Calprotectina inibisce i sistemi enzimatici zinco-dipendente, uccidendo i microbi e inducendo l’apoptosi nelle cellule normali e tumorali.
In presenza di calcio, la calprotectina ha una notevole resistenza alla degradazione protelolitica, e così è stabile nelle feci conservate a temperatura ambiente per 7 giorni.

Nel Kit la membrana è pre-rivestita con anticorpi sulla banda del test contro la calprotectina umana. Durante il test, il campione viene fatto reagire con il coniugato colorato (anticorpi anti calprotectina umana-microsfere rosse) pre-essiccati al test. La miscela si sposta quindi verso l’alto sulla membrana per azione capillare. Quando il campione fluisce attraverso la membrana del test, le particelle colorate migrano. In caso di risultato positivo, gli anticorpi specifici presenti sulla membrana saranno catturati dal coniugato colorato. Una banda colorata sarà visibile, dovuta al contenuto di calprotectina del campione.
La miscela continua a muoversi attraverso la membrana per l’anticorpo immobilizzato posto nella regione della banda di controllo; perciò la banda di colore verde, appare sempre.
La presenza di questa banda verde serve:
1) verificare che il volume aggiunto è sufficiente, 2) che il flusso è corretto 3) è quindi un controllo interno per i reagenti.

Il test sarà negativo, se appare solo la banda verde in tutta la finestra centrale del sito contrassegnato con la lettera C (linea di controllo). Ciò significa che non è presente nel Paziente.

Positivo se, oltre alla banda di controllo verde, appare una banda rossa (calprotectina linea del test) che appare nel sito contrassegnato con la lettera T ( linea del risultato). Ciò significa che la calprotectina è presente nel Paziente.

Non valido se c’è assenza totale della banda di controllo (verde), indipendentemente dalla presenza della banda del risultato (rossa). I motivi della mancata presenza della banda di controllo potrebbero essere legati a un volume di campione insufficiente, a tecniche di procedurali non corrette o al deterioramento dei reagenti.

L’intensità della banda di colore rosso nella regione del risultato (T) varia a seconda della concentrazione di calprotectina umana nel campione. Tuttavia, né il valore quantitativo né la percentuale di aumento della calprotectina può essere determinato con questo test qualitativo.

Test rapido per calprotectina
Test rapido per calprotectina fecale (Calprotectina Card) 

Esistono test immunocromatografici per la determinazione rapida quantitativa della calprotectina fecale.
Uno di questi è CalFast XT ed è un test messo a punto da Eurospital. Esso consente di individuare, in pochi minuti, il livello di calprotectina presente nelle feci del Paziente.
La determinazione della concentrazione fecale della calprotectina non è solo qualitativa. Il principio diagnostico si basa sulla determinazione quantitativa nelle feci della calprotectina.

I campioni con una concentrazione di calprotectina superiore a 70 mg/kg devono essere considerati positivi al test. Nei soggetti adulti sani il valore medio di calprotectina è di 25 mg/kg. 
Un risultato positivo permette di selezionare con sicurezza i pazienti da avviare a ulteriori indagini diagnostiche.

Un test più performante è quello immunoenzimatico per la determinazione quantitativa della calprotectina fecale. Uno di questi è il CalPrest ed è un test messo a punto sempre da Eurospital.

Test rapido per calprotectina 2        Test rapido per calprotectina 3

Valori elevati di calprotectina fecale possono indurre il Medico a prescrivere ulteriori indagini diagnostiche, come la colonscopia e la ileoscopia con esame istologico o l’ecografia dell’addome.
Il fatto che le concentrazioni fecali di calprotectina risultino aumentate nelle neoplasie del tratto gastro-intestinale, in particolare nel cancro colo-rettale, giustifica la maggior affidabilità della calprotectina fecale come test di screening, rispetto alla messa in evidenza del solo sangue occulto nelle feci.

I valori bassi di calprotectina indicano la non probabilità che esistano patologie organiche intestinali e che eventuali disturbi di carattere funzionale siano riconducibili alla sindrome dell’intestino irritabile, ad altre patologie funzionali o alla celiachia.

DNA fecale.

Un’altra indagine, specifica per la prevenzione dei polipi colici e del cancro del colon retto, è l’esame del DNA fecale. Quest’esame è molto recente, introdotto in Europa ed approvato dall’EMA, e documenta eventuali alterazioni genetiche cellulari nel materiale fecale. La sensibilità è superiore al test immunochimico per la ricerca del sangue occulto e questo test riesce ad evidenziare la presenza sia del cancro, che degli adenomi avanzati, superiori al centimetro. Anche le lesioni con displasia di alto grado ed i polipi serrati sessili, sempre superiori al centimetro, vengono rilevati attraverso il reperimento di materiale genetico alterato. Però il test al DNA ha una specificità molto bassa, presenta cioè un elevato numero di falsi positivi, tanto che un’Azienda americana ha introdotto in Italia, sul finire dell’anno 2015, un test basato sia sul rilievo di alterazioni genetiche che del sangue occulto con metodo immunochimico.

L’esame al DNA è particolarmente costoso e si stanno valutando i vantaggi di inserirlo tra i test di screening del carcinoma del colon.

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